AREA ARCHEOLOGICA DI SAN GIROLAMO
AREA ARCHEOLOGICA DI SAN GIROLAMO
La scoperta delle testimonianze archeologiche nell’area di San Girolamo, compresa fra le vie Garaffa, San Lorenzo e Cammareri Scurti, risali alla fine degli anni ’70 del novecento, quando il Comune di Marsala decise di costruire una nuova ala per la scuola elementare “G. Garibaldi”, sostituendo finalmente le macerie che occupavano l’area della chiesa omonima, distrutta durante l’ultimo conflitto mondiale. Questa area archeologica, fra le pochissime allora rimesse in luce nel centro della città, insieme all’isolato di via delle Ninfe, resta fondamentale soprattutto per quanto riguarda le conoscenze dell’abitato antico, anche se, ancora oggi, edito solo parzialmente. A seguito del completo diserbamento dell’area e delle “pulizie” sono stati rimessi in luce quasi completamente molti ambienti e strutture antiche, trenta anni dopo le prima ricerche. L’area è corredata da opere d’arredo urbano, ossia al posto del muro che prima divideva il monastero dall’area archeologica, è stato realizzato un cancello per l’ingresso al chiostro dalla piazza ed una vetrata con struttura in acciaio inox e vetro, a separazione dello spazio dell’adiacente convento, mentre a protezione dello scavo è stata collocata una ringhiera verso le vie Garaffa, Cammareri Scurti e San Lorenzo. A testimonianza dello stato dei luoghi prima e dopo i lavori di restauro, sono stati elaborati pannelli informativi, con testi divulgativi che raccontano al pubblico questi frammenti di storia che l’archeologia ha permesso di documentare in questo contesto urbano.
Fase ellenistica-romana
Lo scavo ha messo in luce, per la prima volta a Marsala, una parte di abitazione appartenente alla fondazione punica della città, collocata nella prima metà del IV sec. a. C. Allo stato attuale non è possibile definire l’estensione d questa unità abitativa ma è certo che gli edifici successivi rispettarono l’orientamento di questo primitivo vano. Lo scavo ha fornito altri elementi importanti per la ricostruzione della vita di Lilibeo; la ceramica rinvenuta negli strati più antichi ha permesso di collocare la prima frequentazione di questo settore della città di epoca punica tra il 350 e il 325 a. C. Dopo circa un secolo (metà del III sec. a. C.) l’intero settore viene trasformato in un isolato al cui interno trovano posto diverse abitazioni ed edifici.
Fase medievale e post-medievale
La fase medievale è conservata solo in alcuni settori dello scavo. Gli strati più antichi sono presenti in un piccolo settore dell’area che mise in luce alcuni pozzi e l’angolo di un edificio, costituito da due muri con al centro un pilastro quadrangolare. Lo scavo attuale ha messo in luce la spina di una grande edificio che attraversa da nord a sud sull’area e racchiude un grande isolato sepolto dal convento. L’edificio presenta un grande ambiente delimitato da un muro a nord, entro il quale sono conservati discendenti e grondaie in ceramica grezza che incanalavano l’acqua piovana. L’ambiente è dotato di un pavimento, raramente attestato a Marsala, costituito da calce e ciottoli grigiastri molto piccoli su cui doveva essere impiantata una macina o un frantoio di grandi dimensioni come indicano i solchi circolari e il foro centrale.
La scoperta delle testimonianze archeologiche nell’area di San Girolamo, compresa fra le vie Garaffa, San Lorenzo e Cammareri Scurti, risali alla fine degli anni ’70 del novecento, quando il Comune di Marsala decise di costruire una nuova ala per la scuola elementare “G. Garibaldi”, sostituendo finalmente le macerie che occupavano l’area della chiesa omonima, distrutta durante l’ultimo conflitto mondiale. Questa area archeologica, fra le pochissime allora rimesse in luce nel centro della città, insieme all’isolato di via delle Ninfe, resta fondamentale soprattutto per quanto riguarda le conoscenze dell’abitato antico, anche se, ancora oggi, edito solo parzialmente. A seguito del completo diserbamento dell’area e delle “pulizie” sono stati rimessi in luce quasi completamente molti ambienti e strutture antiche, trenta anni dopo le prima ricerche. L’area è corredata da opere d’arredo urbano, ossia al posto del muro che prima divideva il monastero dall’area archeologica, è stato realizzato un cancello per l’ingresso al chiostro dalla piazza ed una vetrata con struttura in acciaio inox e vetro, a separazione dello spazio dell’adiacente convento, mentre a protezione dello scavo è stata collocata una ringhiera verso le vie Garaffa, Cammareri Scurti e San Lorenzo. A testimonianza dello stato dei luoghi prima e dopo i lavori di restauro, sono stati elaborati pannelli informativi, con testi divulgativi che raccontano al pubblico questi frammenti di storia che l’archeologia ha permesso di documentare in questo contesto urbano.
Fase ellenistica-romana
Lo scavo ha messo in luce, per la prima volta a Marsala, una parte di abitazione appartenente alla fondazione punica della città, collocata nella prima metà del IV sec. a. C. Allo stato attuale non è possibile definire l’estensione d questa unità abitativa ma è certo che gli edifici successivi rispettarono l’orientamento di questo primitivo vano. Lo scavo ha fornito altri elementi importanti per la ricostruzione della vita di Lilibeo; la ceramica rinvenuta negli strati più antichi ha permesso di collocare la prima frequentazione di questo settore della città di epoca punica tra il 350 e il 325 a. C. Dopo circa un secolo (metà del III sec. a. C.) l’intero settore viene trasformato in un isolato al cui interno trovano posto diverse abitazioni ed edifici.
Fase medievale e post-medievale
La fase medievale è conservata solo in alcuni settori dello scavo. Gli strati più antichi sono presenti in un piccolo settore dell’area che mise in luce alcuni pozzi e l’angolo di un edificio, costituito da due muri con al centro un pilastro quadrangolare. Lo scavo attuale ha messo in luce la spina di una grande edificio che attraversa da nord a sud sull’area e racchiude un grande isolato sepolto dal convento. L’edificio presenta un grande ambiente delimitato da un muro a nord, entro il quale sono conservati discendenti e grondaie in ceramica grezza che incanalavano l’acqua piovana. L’ambiente è dotato di un pavimento, raramente attestato a Marsala, costituito da calce e ciottoli grigiastri molto piccoli su cui doveva essere impiantata una macina o un frantoio di grandi dimensioni come indicano i solchi circolari e il foro centrale.